I crediti blu sono stati originariamente definiti come la quantità di carbonio catturato e immagazzinato dagli organismi viventi costieri e marini (Nellemann al 2009) e si riferivano agli ecosistemi costieri vegetati, come le paludi di marea, le mangrovie e le fanerogame e le torbiere. Questi ecosistemi hanno elevati quantitativi di carbonio per unità di superficie e accumulano carbonio nei suoli e nei sedimenti.

Il Gruppo intergovernativo sui Cambiamenti Climatici (IPCC) definisce I crediti blue come: “Flussi e immagazzinamento di carbonio guidati biologicamente nei sistemi marini che possono essere gestiti”.

Si definiscono gli ecosistemi del carbonio blu come ecosistemi costieri vegetati con vegetazione radicata e costiera, della piattaforma continentale e dei sedimenti offshore. La questione più  importante è lo stoccaggio a lungo termine del carbonio.

La quantità di carbonio assorbita dagli ecosistemi di crediti blue varia in base a a seconda dell’habitat, del tipo di sedimento, della posizione, della profondità dell’acqua e degli organismi coinvolti.

La presenza di piante negli ecosistemi costieri fornisce un modo naturale per catturare il carbonio attraverso la fotosintesi. Nel tempo una parte del carbonio catturato da queste piante viene immagazzinato nel

sedimento intorno alle radici della pianta, dove può essere sequestrato per secoli.

Per questo secondo l’UE I crediti blu sono tra quelli con il piu’ altro livello di qualita’ per il sequestro di CO2 dall’atmosfera e la mitigazione dei cambiamenti climatici